Dopo il voto del 14 giugno a Strasburgo, Rocco Panetta commenta a Cybersecurity 360 alcune delle novità introdotte dal Parlamento europeo, in vista del trilogo con il Consiglio e la Commissione.
“Si tratta di una prima regolamentazione sull’intelligenza artificiale“, afferma Rocco Panetta, avvocato e Presidente di PTP Privacy Tech Professionals, “una regolamentazione che copra da qui in avanti tutto quello che l’AI potrà anche generare e produrre, ma è parzialmente vero che sia la prima perché al momento non siamo senza rete. Abbiamo infatti già una o più regolamentazioni in grado di disciplinare l’intelligenza artificiale a partire dal GDPR e tutte le norme collegate”.
A riprova di quanto dichiara l’avvocato Panetta è data dal fatto che “già diversi autorità garanti, a partire da quella italiana, si sono mosse, fornendo importanti prescrizioni a chi opera in questo campo”. Tuttavia “la materia dell’intelligenza artificiale, e in particolare dell’AI generativa, è talmente dirompente che richiede una normazione ad hoc”, avverte Panetta: “Questo è il primo passo compiuto dal Parlamento europeo. Ma non è finita qui”, infatti, “l’ok alla bozza consolidata ora cede il passo al cosiddetto trilogo: commissione e consiglio. Si prevede di avere la norma entro la fine della legislatura europea, entro maggio 2024″
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“Le ultime modifiche proposte dal Parlamento europeo hanno generato discussioni nel confronto con il Consiglio”, spiega Rocco Panetta, “cioè la possibilità di dare alle forze di polizia a vari livelli – da quelle di frontiera all’anti terrorismo -, dunque a soggetti pubblici qualificati, strumenti anche predittivi attraverso l’utilizzo di tecnologie biometriche applicate all’intelligenza artificiale. Ciò è stato ritenuto tra le attività che pongono fortemente a rischio la tenuta dei sistemi democratici, le libertà come stabilite dal Trattato di Lisbona e dalla Carta dei Diritti di Nizza all’interno dell’Unione europea“.
Quindi “è stato posto un divieto a tutta una serie di applicazioni, anche nel settore privato, ma a maggior ragione nel pubblico, che possono portare al social scoring, punteggi e valutazioni rispetto alla premialità o alla punibilità preventiva di alcuni soggetti”, mette in guardia Panetta: “Ciò potrebbe dare adito al cosiddetto stato di polizia o stato etico vietato dai principi costituzionali vigenti“.