Di Rocco Panetta
l mercato della pubblicità online sta cambiando pelle per una serie di fattori e molte aziende, per intuizione o per fare di necessità virtù, stanno cambiando approccio, ricorrendo massicciamente all’intelligenza artificiale per proporci pubblicità mirate ai nostri gusti. Quanto dobbiamo preoccuparci di questo scenario?
Protezione dati: regolatori e Big tech come nel paradosso di Achille e la tartaruga
Andiamo per gradi, partendo dalla continua rincorsa tra regolatori e Autorità da un lato e BigTech dall’altro: come nella corsa tra Achille e la tartaruga, nel noto paradosso, sembra sempre difficile intuire chi taglierà per primo il traguardo.
Ogni volta che i primi mettono dei nuovi punti fermi per arginare gli effetti di quanto fatto dalle seconde, mediante l’uso dei dati personali di miliardi di utenti, queste ultime cambiano, mutano, evolvono. Ma non dobbiamo pensare si tratti di una sconfitta, tutt’altro. Questa continua rincorsa alimenta una sana competizione tra imprese e le spinge allo stesso tempo a fare meglio, con meno. A beneficio degli utenti e del business. Allo stesso tempo, le Autorità sono spinte a migliorarsi, a investire in nuovi talenti e ad assumere nuove risorse – il Garante italiano ha appena pubblicato un bando per assumere alcuni esperti di intelligenza artificiale, solo per fare un esempio.
Pubblicità online, come e perché le aziende hanno dovuto reinventarsi
Negli ultimi tempi, complice l’evoluzione regolatoria che il GDPR ha introdotto nel 2018, con un mix di maggiori sanzioni, accountability e provvedimenti esemplari, con impatti sia in Europa che in altre meno conosciute latitudini, le aziende, il cui business model si fonda sulla raccolta pubblicitaria di banner personalizzati, hanno dovuto costantemente reinventarsi.
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