di Rocco Panetta
Uso, protezione, circolazione e valorizzazione dei dati – anche diversamente detta “privacy” – oggi anche in relazione allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, e sostenibilità ambientale sono mondi sempre più legati e che sempre più richiedono di essere considerati congiuntamente. Per farlo, il coinvolgimento dei Dpo (Data protection officer) nei comitati di sostenibilità deve essere il primo punto nelle agende di aziende ed enti pubblici, sensibilizzando in primis i Consigli di Amministrazioni ed i vertici istituzionali di enti e pubbliche amministrazioni.
È questa una delle più importanti lezioni tratte dallo “State of Privacy 2023”, l’evento organizzato dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali qualche settimana fa, dedicato al dibattito e al confronto attorno a tematiche di assoluta importanza nell’ambito della data economy. Tra queste c’era anche il rapporto tra privacy e sostenibilità. E dal tavolo di lavoro che ho avuto il piacere di moderare, grazie al contributo dei colleghi e professionisti presenti, è emersa la grande importanza, etica e strategica, di trovare un efficacie connubio tra trattamenti di dati e sostenibilità ambientale, per ridurre con adeguati piani di governance e azioni mirate l’impatto sull’ambiente dei trattamenti di dati.
Un’occasione per parlare dei temi che ruotano intorno al mondo Esg, sigla con cui da tempo si indica l’impatto di un business partendo dall’ambiente, la società e la gestione d’impresa (Environmental, Social, Governance). Da diversi anni e sempre con maggior attenzione, richiesta anche dall’Europa, le imprese sono chiamate a rendere conto non solo dei loro bilanci finanziari, ma anche del loro impatto nel mondo. Se l’ambiente è sicuramente il punto su cui molte aziende concentrano i propri sforzi, gli altri due temi sembrano, solo in apparenza, degni di meno attenzione.
L’evoluzione normativa
A livello normativo oggi si guarda alla direttiva europea 2022/2464 sul reporting di sostenibilità aziendale (Crsd, Corporate Sustainability Reporting Directive). È notizia di qualche tempo fa che benché la Commissione stia pensando di concedere alle 50.000 aziende interessate più spazio per scegliere cosa includere nel report, ciò non dovrebbe avere un impatto sulla veridicità di tali report, specialmente quando si tratta di report legati a dati tangibili e misurabili, come quelli delle emissioni.
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