di Vincenzo Tiani
Il Garante europeo per la privacy (Edps) ha annunciato il lancio di un progetto pilota che consiste in due piattaforme social, EU Voice and EU Video per pubblicare notizie e contenuti. La novità del progetto avviato alla fine di aprile, rispetto alla presenza già esistente sulle principali piattaforme come Twitter, LinkedIn e YouTube, è che queste piattaforme sono su Mastodon. Il nome potrebbe non risultare nuovo perché è tornato sulle pagine della cronaca con l’annuncio della possibile acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk.
Essendo Mastodon molto simile a Twitter nella struttura e nel modello delle interazioni, è stato subito indicato come rifugio sicuro per gli esuli di Twitter tanto che il fondatore ha notato un aumento delle iscrizioni del 71% e degli utenti attivi mensilmente del 36%. A parte i numeri, Mastodon conta 360 mila utenti attivi mensilmente mentre Twitter ne conta oltre 300 milioni, il primo si differenzia da quest’ultimo perché è del tutto decentralizzato e permette inoltre di creare tante comunità autonome, garantendo comunque l’interoperabilità tra le stesse.
Il Garante europeo ha dunque creato una comunità federata, quella che in gergo si chiama una “istanza”, dal dominio “social.network.europa.eu”, dove sono stati creati gli account di diverse istituzioni europee come quello del Garante, della Commissione europea, dell’Agenzia per i diritti fondamentali (Fra), del Mediatore europeo.
Scopo dell’iniziativa è quello di contribuire al progetto europeo che vada verso la sovranità e autonomia digitale, riducendo dunque la dipendenza dalle big tech. Necessità che, in mancanza ancora di un accordo tra Stati Uniti ed Europa sul trasferimento dei dati tra le due sponde dell’Atlantico nel rispetto del Gdpr, il regolamento generale sulla protezione dei dati, si fa ancora più impellente. Del resto Mastdon nacque nel 2016 dall’idea dell’ingegnere tedesco Eugen Rochko, secondo cui “Facebook, semplicemente, non può dare a nessuno la possibilità di fare niente, perché il potere risiederà sempre esclusivamente all’interno della stessa Facebook, che controlla sia il software, sia i server, sia le politiche di moderazione”.
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