di Vincenzo Tiani
Il 12 marzo è la giornata mondiale contro la cybercensura, proposta nel 2008 da Reporters sans frontières e Amnesty International. Scopo della giornata è puntare un faro sulla necessità di mantenere internet libero e accessibile a chiunque e da qualunque parte del mondo, per salvaguardare la libertà d’espressione.
Ricordarla quest’anno ha un significato diverso e più profondo per via del contesto eccezionale che il mondo sta vivendo. È di ieri la notizia che la Russia, d’ora in avanti, considererà Meta, casa madre di Facebook e Instagram, al pari di una organizzazione estremista. Si tratta della risposta russa all’iniziativa di Meta di consentire ai cittadini ucraini di esprimere il proprio odio e disprezzo verso i militari russi. Tale libertà espressiva, che normalmente non sarebbe tollerata dalle linee guida di Meta, che in questo caso applicherebbe una eccezione ad hoc dovuta proprio allo stato emotivo causato dalla guerra, non è piaciuta al governo russo. A nulla sono valse le spiegazioni di Nick Clegg, in capo alle relazioni esterne di Meta, che hanno cercato di giustificare tale scelta affermando che le generali espressioni di russofobia, fuori dal contesto della guerra, continueranno a non essere accettate. Ad ogni modo questa ritorsione arriva dopo che da oltre una settimana Facebook e Twitter non sono più accessibili, se non tramite VPN, per ordine dell’Autorità delle telecomunicazioni russe.
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