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Come guidare la rivoluzione dell’IA

La normativa sull’intelligenza artificiale affonda le sue radici nel GDPR. I DPO hanno gli strumenti giusti per fare questo salto epocale.

di Rocco Panetta

Sembra di essere tornati ai piani quinquennali dell’Unione Sovietica. Solo che lì, ogni cinque anni, cambiava poco, qui, per noi ogni cinque anni cambia tutto. Ciò è particolarmente vero se si considera il quadro normativo che disciplina il rapporto di imprese ed enti pubblici con le nuove tecnologie. L’avvento della Data Economy ha notevolmente mischiato le carte sul tavolo e i legislatori di tutto il mondo stanno ora reagendo nel tentativo di mettere ordine in un contesto per troppo tempo lasciato a sé stesso, o come avremmo detto negli anni novanta dello scorso secolo, all’autoregolamentazione. La sfida è quella di costituire una governance del digitale: un progetto che l’Unione Europea (interessata anche alla leadership globale in materia) sta portando avanti con le quattro proposte di regolamento presentate negli ultimi mesi; tra queste (Data Governance Act, Digital Services Act, Digital Markets Act, Artificial Intelligence Act), quella dedicata all’intelligenza artificiale (IA) è sicuramente destinata ad incidere con maggior evidenza sul tessuto economico e sociale degli Stati Membri.

L’IA e le regole sulla privacy

Che l’IA sia l’ambito per eccellenza da normare non fa certo notizia. Al tempo stesso, però, non bisogna dimenticare che le regole che fino ad oggi, e ancora oggi, ne definiscono i confini applicativi sono quelle che disciplinano la circolazione, l’uso ed il diritto alla protezione dei dati personali.

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