Questi due provvedimenti stabiliranno nuove regole per i social network e i siti di e-commerce, imponendo standard più alti di trasparenza e armonizzando il diritto europeo, cioè evitando che ogni stato si dia norme troppo diverse. Insomma, i due regolamenti non tuteleranno solo i consumatori, ma anche e soprattutto chiariranno la cornice legislativa: «Solo i giganti del tech possono permettersi di gestire 27 legislazioni diverse: si tratta anche di promuovere migliori condizioni per fare impresa», spiega Vincenzo Tiani professore di diritto alla IULM ed esperto di politiche digitali e di tutela della privacy.
È da almeno due anni che la Commissione ha richiesto alle big tech di sviluppare un codice di autocondotta, ad esempio redigendo periodicamente dei report di trasparenza sulla rimozione dei contenuti. «I report hanno dimostrato che le piattaforme si sono date da fare, anche forse per mostrare che l’autoregolamentazione sarebbe stata sufficiente. Tuttavia, la Commissione e il Parlamento Europeo (Pe) non la pensano così», chiarisce Tiani.
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